In questo articolo ti parlerò di fund raising. Sull’argomento ho intervistato uno dei massimi esperti, Francesco Mantegazzini.
Mantegazzini è un business angel (fra l’altro finalista del premio Business Angel dell’anno nel 2017), fa parte del nostro team Grownnectia e in passato ha ricoperto ruoli di primo profilo in Telecom Italia e la posizione di Head of Business Development & Investor Relations del Gruppo 24 ORE. Fra l’altro, ha scritto uno dei capitoli del mio libro The Startup Canvas – Il metodo per trasformare una idea in un successo sicuro .
È lui a svelarci i 5 segreti per un fund raising veloce e di successo. Andiamo a scoprire tutto ciò che bisogna sapere!
1.Conosci te stesso!
Nosce te ipsum, esortavano i latini. Prima di andare a raccogliere fondi devi sapere di cosa hai bisogno e di cosa andrai ad offrire sul mercato. “Conoscere se stessi permette di sapere anche dove e come cercare soldi“, spiega Mantegazzini “Sapere di cosa si ha bisogno è una dimostrazione di maturità imprenditoriale. Purtroppo mi è capitato di incrociare founder che, al termine di eventi a cui ero presente, non chiedevano nulla, non si esprimevano. Voglio sottolineare che un investitore se deve dare 1 milione di euro deve sapere cosa sta finanziando. E lo deve sapere in maniera chiara: tanta gente arriva con un piano che sembra quello di chi vuole salvare il mondo, ma senza una trasparenza di fondo“.
Ma il consocere te stesso si riflette anche nel Business Plan? “Sì!” la risposta di Francesco è netta “agli startupper dico che basta anche un foglio excel, ma l’importante è far trasparire dove si vuole andare e con quale strategia, ma ribadisco che è necessaria la conoscenza di se stessi. Mi è capitato di avere a che fare con una start up che mi ha presentato un business plan in cui veniva dichiarato un determinato core business, poi ho scoperto che in realtà i due terzi dei loro ricavi li facevano con altro. Questo è un errore grave che complica il fund raising perché ogni errore costa tempo prezioso“.
2. Fund raising veloce? Pianifica in che settore vuoi stare!
Una delle regole principali del mondo startup è il buon senso. Sembra banale, ma si tratta di un ingrediente che scarseggia sempre più. Francesco Mantegazzini batte anche su questo punto. Che senso ha creare un prodotto che non sia vendibile “magari giocando con le buzzword del momento, come IOT, meccatronica, ma presentando, alla fine, un bene o un servizio che non va a risolvere un problema, ma è solo fuffa“, sottolinea il mio ospite.
“alle startup dico: non create prodotti che siano complicati, con la convinzione che ciò che non si capisce fa cool, ma realizzate prodotti che siano utili. E soprattutto: non vendete palle di neve al polo nord, non seguite le mode del momento, non replicate ciò che è di tendenza, perché il rischio è quello di andare ad ingolfare il mercato, non trovare la propria nicchia. Sappiate distinguervi! Uno dei settori in cui è complicatissimo ottenere fondi in Italia? Il fashion “
Puoi scoprire maggiori informazioni sul fund raising con la mia chiacchierata con Francesco Mantegazzini guardando il webinar completo
3. Capire da chi andare
È fondamentale non bruciare contatti. Oltre a conoscere se stessi è perciò importante capire da chi andare a bussare. “Capire chi sono gli investitori, chi sono i business angels, chi sono i fondi di venture capital. Richiedere 100mila euro o 1 milione di euro è ben diverso: è importante contattare gli interlocutori giusti in base alle proprie necessità”, spiega opportunamente Mantegazzini “altrettanto fondamentale andare a richiedere soldi da chi investe nel tuo settore. Perdi tempo e basta“. Difficile sperare che il fund raising vada in porto se si lavora con l’hi-tech, ma l’investitore è esperto di abbigliamento.
“Inutile, inoltre, andare da fondi che si trovano alla fine del proprio ciclo di vita, perché non avrebebro il tempo di vedere i frutti dell’investimento. Spesso non è facile capire a che anno di vita è un fondo, bisogna fare ricerca. Voglio sottolineare che nelle grandi aziende la stessa funzione è occupata da due o tre persone. Magari una persone dirà di no, ma le altre due sì“.
Per dare una linea guida, generalmente un fondo investe in una start up con traction con l’obiettivo di ottenere 10/15 volte il finanziamento, se l’investimento arriva in fase preseed, il moltiplicatore schizza anche a 30.
Un consiglio: non trascurare le corporate, che oltre a danaro danno mercato e operatività, a differenza di un fondo. Unico neo: nel caso la trattativa non andasse a buon fine, la corporate potrebbe duplicare l’idea con tutte le conseguenze che puoi immaginare (cause, tribunali etc.)
4. La preparazione
La preparazione è un aspetto che viene spesso trascurato. La prima causa di fallimento di una start up è il litigio fra soci, la seconda è la cattiva o mancata pianificazione finanziaria. “Troppo spesso gli startupper fanno fundraising troppo tardi. In Italia occorrono almeno 6 mesi per svolgere un round“.
“Cosa accade? Che l’imprenditore non prepara la propria startup ad essere investibile. E questo è ancora più colpevole quando l’impresa è attiva da 2-3 anni. Più passa il tempo, più si accumulano step burocratici da svolgere. Consiglio di prepararsi per tempo con una data room, a esempio su Dropbox, con tutti i documenti prodotti step by step da inviare agli investitori. In caso contrario la due diligence diventa a dir poco complicata, con l’investitore che si ritrova una documentazione lacunosa con conseguenti perdite di tempo e di fiducia“.
5. Andare da professionsiti del settore
Mantegazzini sottolinea infine la necessità di andare da chi svolge da professionisti del settore e non da chi si improvvisa business angel, venture capitalist etc. Occhio ai millantatori che vantano conoscenze.
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