Piattaforme di Crowdfunding – Intervista al Ceo di BacktoWork, Alberto Bassi.
Il crowdfunding è lo strumento di micro finanziamento che ha registrato, negli ultimi anni, un’incredibile crescita.
Neanche la pandemia è riuscita a porre un freno al metodo preferito da startup e PMI per la raccolta fondi, come dimostra l’incremento del 23% di investimenti in equity, rispetto al 2019.
Qui intervisteremo il Ceo di una delle piattaforme di crowdfunding più note in Italia: BacktoWork.
Scopri di più su che cosa è cambiato con il Covid-19 leggendo l’articolo Investire in startup in periodo di crisi: cosa si aspettano gli investitori.
Ma perché il crowdfunding funziona così bene? Quali sono le caratteristiche che lo rendono così appetibile sia per le aziende che per gli investitori?
Per avere una risposta a queste e altre domande, ho intervistato Alberto Bassi, CEO e founder di BacktoWork, tra le piattaforme di crowdfunding principali in Italia, che favorisce l’investimento in startup, PMI e progetti innovativi.
Che cos’è l’equity crowdfunding? Che cos’ha di diverso dagli altri metodi di finanziamento?
L’equity crowdfunding è uno strumento online, regolamentato e vigilato da Consob, che permette a startup e PMI di raccogliere capitale di rischio (c.d. equity) da parte di investitori privati e professionali.
La prima differenza rispetto ad altre modalità è sicuramente il fatto che è uno strumento regolamentato, il che vuol dire che c’è un ente che definisce le regole e che vigila sull’attività degli operatori, in questo caso Consob.
Questo aspetto è sicuramente importante per un investitore in quanto aumentano le tutele nei suoi confronti.
Altra cosa interessante è la natura digitale dello strumento, che permette quindi in maniera semplice ed intuitiva l’accesso ad un ricco deal-flow tramite il proprio device.
Tutto ciò fino a pochi anni fa era impensabile e chi era interessato ad investire in questa asset class (startup e PMI) doveva per forza di cose entrare in un club di business angels e/o partecipare ad eventi di pitching.
Ultima caratteristica che rende questo strumento molto interessante è la grande flessibilità sia per l’azienda che per l’investitore: mentre infatti l’investitore ha la possibilità (generalmente) di accedere ad opportunità di investimento a partire da piccole cifre (es. 250€), dall’altro lato l’azienda può utilizzare il crowdfunding in diverse fasi del suo stadio di sviluppo, dal seed fino al pre-ipo.
Anche Grownnectia ha avviato la propria campagna crowdfunding su BacktoWork, raggiungendo un overfunding del 464%. C’è qualche consiglio che è possibile dare alle startup che si affacciano per la prima volta all’equity crowdfunding?
Il primo consiglio è quello di non sottovalutare l’effort di una campagna di equity crowdfunding. Anche se lo strumento è adatto anche a startup in fase seed, sono molti gli aspetti su cui bisogna lavorare sia in fase di preparazione della campagna (es. aspetti societari, documentazione, marketing etc.) sia in fase di raccolta.
Proprio per questo motivo i founder e il management devono essere molto “committed” per tutto il periodo della campagna e la società deve avere la struttura necessaria per non subire un contraccolpo sul lato business dovuto alla perdita di focus delle persone chiave.
Oltre a questo, un elemento della massima importanza è l’attenzione al dettaglio. Lanciare una campagna di equity crowdfunding significa presentare la propria azienda ed il proprio piano di crescita ad un investitore (grande o piccolo che sia). In tal senso l’investitore è generalmente molto attento ai dettagli e, qualora si accorga di incongruenze o inesattezze nella documentazione presentata o nel business plan, sicuramente sarà influenzato nella scelta di investimento.
Terzo ed ultimo consiglio è quello di partire dal proprio network prima di rivolgersi ad investitori “terzi”. Se chi conosce l’azienda, i suoi founder e il management non reputa quanto proposto un investimento interessante, perché dovrebbe considerarlo tale chi si avvicina per la prima volta a questa realtà imprenditoriale?
Un’attività preliminare sul proprio network è sicuramente un primo importante feedback che founder e management devono raccogliere prima di lanciare una raccolta pubblica.
Mettendoci nei panni degli investitori, quali sono i vantaggi di investire con il crowdfunding?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ragionare su tre macro-livelli per quanto riguarda le piattaforme di crowdfunding.
Quello più “operativo” che vede come principale elemento l’accessibilità. Grazie alle piattaforme di equity crowdfunding qualsiasi investitore, professionale o retail, ha l’opportunità di avere accesso (a partire da 250€) ad un ampio deal-flow di opportunità su un asset class ben specifica: il capitale di rischio di startup e PMI. Tutto ciò dà la possibilità all’investitore di diversificare facilmente la porzione del proprio portafoglio che vuole dedicare a questa tipologia di investimenti che, ricordiamo, è generalmente ad alto rischio e poco liquida.
Il secondo ambito è legato ai benefici fiscali per chi investe in startup e PMI innovative (30-50% del capitale investito). Sebbene l’accesso al beneficio fiscale non debba essere l’elemento che spinge ad investire, sicuramente è un incentivo notevole che va preso in considerazione costruendo la propria strategia di investimento.
Ultimo ambito, a mio parere quello più significativo, è rappresentato dal fatto che decidendo di dedicare una piccola parte del proprio patrimonio a questa tipologia di investimenti, non solo si punta su un prodotto finanziario che potenzialmente ha ritorni importanti, ma dall’altra parte si investe direttamente in economia reale, supportando la crescita di imprese che fanno ricerca e sviluppo, creano posti di lavoro, creano innovazioni e quindi (guardandola da un punto di vista più macro), benessere per l’intero sistema.
L’emergenza Coronavirus ha avuto delle conseguenze anche sul settore investimenti. Quali sono gli effetti che avete riscontrato?
Certamente i cambiamenti che questa pandemia ha scatenato negli ultimi mesi sono stati molti e dirompenti, e lo vediamo non solo nell’ecosistema delle startup e PMI italiane, ma anche su scala globale.
Elemento sicuramente positivo è che non sono rallentati gli investimenti verso l’economia reale. I dati di quest’anno del settore equity crowdfunding , che vedono rispetto al 2019 più aziende finanziate per un ammontare di capitale maggiore di 100 milioni di euro, dimostrano che non è cambiata la volontà degli investitori di puntare su nuove realtà imprenditoriali.
Questa pandemia ha sicuramente velocizzato alcuni trend, e molte startup sono state in grado di cogliere velocemente nuove o “riscoperte” esigenze; dall’altro lato però alcuni settori stanno attraversando una crisi veramente profonda, e per quanto la si racconti, non c’è “digitale” che tenga, basti pensare al turismo.
Se molte aziende hanno cambiato il loro modello di business, questa non è necessariamente la risposta a medio-lungo termine. Credo che quelle aziende che già prima di Covid avevano tutti gli elementi necessari per sostenere la crescita, partendo per esempio da un team forte, avranno comunque successo.
La pandemia non durerà per sempre e gli investitori, che giustamente guardano al medio-lungo periodo, lo sanno.
Ecco perché molti puntano sulle piattaforme di crowdfunding.
La piattaforma BacktoWork è nata per supportare la crescita delle piccole imprese innovative, favorendo l’incontro con investitori, partner e manager. Qual è stata l’evoluzione del progetto? Che cosa ci possiamo aspettare, per il futuro, da BacktoWork?
Dalla sua nascita, la mission di BacktoWork, tra le principali piattaforme di crowdfunding, è veicolare verso l’economia reale capitali supportati da competenza, non è mai cambiata; sono stati introdotti nuovi strumenti.
Il nostro ingresso nel mercato dell’equity crowdfunding a giugno 2018 è stata la risposta ad una necessità di scalabilità del modello e la crescita e i numeri generati negli ultimi due anni ci stanno dando ragione.
Oltre a questo, l’ingresso di Intesa Sanpaolo nel nostro capitale a giugno 2019 ci ha dato non solo la possibilità di investire con l’obiettivo di far conoscere ad una platea sempre più ampia questo strumento, ma ci ha permesso di creare importanti sinergie con altre strutture del gruppo bancario, una su tutte quella legata al private banking.
Grazie a questa sinergia, infatti, siamo stati in grado nel primo trimestre 2020 di portare a conclusione la più grande campagna di raccolta effettuata in Italia (Fin-Novia), che è stata anche la prima ad essere gestita con una partnership strutturata tra una piattaforma di equity crowdfunding e un gestore di private banking.
Per il futuro, sicuramente gli aspetti su cui ci concentreremo saranno sempre la maggior diffusione possibile dello strumento, le sinergie con il nostro partner industriale e l’offerta di un portafoglio di prodotti sempre più differenziato per i nostri investitori.
Scopri come affrontare una campagna di equity crowdfunding, e se vuoi un consiglio su come trovare fondi per la tua startup
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