Quali sono le strategie e processi per un fundraising startup veloce ed efficace? Scopri tutto ciò che bisogna sapere su questo argomento!
Leggi i prossimi paragrafi sul fundraising startup per scoprire come organizzare una raccolta fondi a prova di investitore. Ne parlo insieme a Francesco Mantegazzini, tra i più influenti business angel italiani.
Il pitch: conosci te stesso
A mancare, a volte, è il buon senso. Sembra essere scontato, ma, come ricorda lo stesso Francesco Mantegazzini, esperto in fundraising startup, capita spesso che in occasione del pitch, il founder della startup, a termine della presentazione, omette la Call to Action.
“Non chiede nulla“, ricorda Mantegazzini “Bisogna avere le idee chiare: cosa offro e cosa chiedo in cambio? Mi è capitato anche di trovare startupper che sbagliano interlocutore. Qualcuno ha chiesto a me, che sono business angel, 3 milioni di euro di funding, cosa che non farò mai perché non investo quella cifra”.
Ogni volta che si parla con un investitore si viene giudicati, il sapere di cosa si ha bisogno è una dimostrazione di maturità imprenditoriale.
Non basta chiedere una cifra, bisogna saper specificare a cosa serve, la sua destinazione. Tanta gente arriva con il piano per salvare il mondo, ma non riesce a esplicarlo davanti ai potenziali finanziatori.
Al momento del pitch sono due i momenti chiave: l’analisi di mercato e il go to market. All’interno dell’analisi di mercato vanno specificate le percentuali di mercato che abbiamo intenzione di aggredire (TAM SAM SOM), nel go to market andiamo ad individuare la cifra da richiedere con le relative motivazioni (ad esempio, una serie di interventi a livello marketing o altre fonti di costo).
TAM, SAM, SOM: cosa sono? Leggi l’articolo sull’argomento!
Il business plan
Il conosci te stesso si riflette anche nel business plan. C’è una forte diatriba sull’argomento. Alcuni guru del settore affermano che è meglio passare una settimana a chiedere a potenziali clienti se compreranno il prodotto che fare un piano aziendale.
In realtà, il business plan è fondamentale, perché, proprio in occasione del pitch, consente all’investitore di farsi un’idea chiara dello spessore del progetto imprenditoriale. Il BP deve rispondere innanzitutto a tre domande: chi sei, cosa vuoi, cosa hai da offrire in termini di resa del finanziamento.
Ma quanto deve essere lungo? Risponde Mantegazzini: “Non servono a nulla i business plan da 400 pagine. Io riesco a farmi un’idea della startup anche da un semplice foglio Excel!”
Leggi anche l’articolo su come creare un business plan
I 5 segreti per un fundraising startup veloce
I segreti per un fundraising startup veloce rispondono a un’esigenza: risparmiare tempo.
- Mantegazzini consiglia innanzitutto: “Evitare di cercare finanziamenti per il settore fashion. Motivo? Semplicemente, non ci sono fondi!“.
- Il secondo consiglio sul fundraising startup ci riporta a quanto visto nel corso del primo paragrafo. Conoscere se stessi, ovvero arrivare al pitch con le idee chiare.
- Il terzo è consequenziale: capire dove andare a chiedere il finanziamento. Andare a bussare alle porte. I potenziali investitori non rispondono subito, c’è bisogno di mandare e mail, di non bruciare contatti etc. Quindi lo startupper deve sapere chi sono gli investitori: si tratta di business angel? O un fondo di venture capital? In base a questo, capire dove si deve andare anche in base al taglio di quanto si vuole raccogliere. Vuoi raccogliere 1 milione di euro? Inutile andare da un business angel, al contrario, vuoi raccogliere 100mila euro? Perché andare a bussare a un fondo di venture capital?
- È importante anche muoversi in base al settore, allo stage e al fatturato.
- Non andare da un fondo a fine vita. I fondi durano un tot di anni: il mio consiglio è di fare un’adeguata ricerca. Se un fondo è al nono anno, rispetto ai dieci di vita prefissata, non investirà in una startup che gli promette un ritorno economico a tre anni.
Il co-investment
Altra regola sul fundraising startup? É bene specificare che alcuni fondi si muovono in una dinamica di co-investment, ovvero, collaborano con altri fondi per abbattere il rischio.
Un fondo è probabile che dirà: c’è qualche altro fondo che ha creduto in te? Sbloccare un fondo, serve probabilmente a sbloccarne altri.
“Io spesso faccio il lead angel” racconta Francesco Mantegazzini “colui il quale crea la cordata di investimento. Il primo approccio è quello più rischioso. Se noto che mi sono infilato in una pozzanghera, evito di chiamare chiunque, al contrario, se mi rendo conto che il progetto imprenditoriale vale la pena, incoraggio ulteriori investimenti“.
Quanto investe un fondo
Per dare una linea guida, sappi che un fondo mediamente investe con moltiplicatore tra il 10 e il 15x. Quindi, se oggi investo 100mila euro, ho l’obiettivo di portare a casa fra 10 anni 1 milione o 1,5 milioni di Euro. Questo vale per le startup che hanno già una traction.
Entrando in una startup in fase preseed o seed, si parla di moltiplicatori più ampi, anche 20 o 30x. Quindi vuol dire che, a fronte di un rischio maggiore, esiste un potenziale di ritorno molto maggiore.
I segreti per un fundraising startup veloce: guarda anche il video del webinar con Massimo Ciaglia e Francesco Mantegazzini
La preparazione di uno startupper
La preparazione di uno startupper è fondamentale per un fundraising startup veloce. “Purtroppo“, sottolinea Mantegazzini “È un qualcosa che nessuno fa. La seconda causa del fallimento di una startup (la prima è il litigio fra i soci) è la cattiva pianificazione finanziaria. Troppo spesso si inizia a fare funding troppo tardi“.
Per fare funding, infatti, occorre tempo. In Italia ci vogliono in media 6 mesi, nel migliore di casi. Questo perché in molti casi la startup non è preparata a ricevere investimenti. Più si aspetta, più si accumula tutta una serie di burocrazie che non fanno altro che dilatare i tempi.
Ad esempio, per una due diligence occorre preparare la documentazione a tempo debito.
Fundraising startup veloce: a chi rivolgersi?
A chi rivolgersi dunque? I business angel possono fare da mediatori (in genere in cambio di una fee del 5% rispetto all’ammontare dell’investimento), ma anche incoraggiare l’ingresso di altri finanziatori.
“Mi capita”, racconta Mantegazzini “di ricevere richieste di ingresso in startup in cambio di un rischio minore. Questo perché il buon investitore può fare da cassa di risonanza positiva: se ce li ha messi lui, allora l’investimento è piuttosto sicuro e rientrerò a breve”
Consulenza? Contattami!
Hai trovato interessante il mio articolo sul fundraising startup veloce? Fammelo sapere sui social! Se vuoi supporto su come lanciare sul mercato il tuo progetto startup o vuoi il consiglio di un professionista, richiedi una
447 Commenti