Il Design Thinking non è molto conosciuto nel panorama imprenditoriale internazionale, ma può rappresentare la soluzione ad alcuni dei problemi principali di ogni imprenditore.
Sempre più spesso viene impiegato per il lancio di startup o di prodotti sul mercato, perché consente una programmazione smart e una grande flessibilità, ad un costo irrisorio.
Si può applicare internamente all’azienda ed ottenere numerosi vantaggi sia a breve che a lungo termine.
Ma perché è così utile alle startup? E quali sono gli step da seguire?
Cos’è il Design Thinking e come applicarlo al proprio business?
Il Design Thinking è un metodo alternativo di risoluzione dei problemi, applicando un approccio creativo.
È stato messo a punto alla Stanford University, in California, intorno al 2000. Gli Stati Uniti sono tutt’oggi il Paese che ha meglio assimilato questo concetto e che lo mette in pratica più spesso.
Si tratta di un pensiero progettuale non basato su schemi lineari rigidi. Tutto è incentrato sull’essere umano e ogni fase viene reiterata fino a che non si giunge alla soluzione. Le varie fasi di progettazione del Design Thinking, infatti, prevedono un approccio creativo e personalizzato verso il problema.
Questo metodo ha il vantaggio di essere applicabile a tutti i campi, sia sul lavoro che nella vita privata.
Gli ideatori del Design Thinking, Bill Burnett e David Evans, hanno organizzato un corso universitario dal titolo “Design your life”. L’obiettivo era quello di insegnare agli studenti a prendere decisioni e trovare soluzioni ai problemi della vita.
Ti stai chiedendo perché e come il Design Thinking può essere applicato a livello aziendale?
Il valore aggiunto, che questo metodo può portare al tuo business, è l’innovazione e la flessibilità, con costi davvero irrisori. Si tratta, infatti, di un nuovo modo di pensare, che viene applicato internamente all’azienda, con risorse già disponibili.
Se con l’Open Innovation ci si apre all’esterno e si acquisiscono competenze trasversali, con il Design Thinking tutto ciò di cui l’azienda ha bisogno è già al suo interno. L’unica competenza davvero indispensabile è l’empatia oltre a saper affrontare e superare il fallimento.
Ogni impresa con problemi interni di organizzazione può trarre enormi vantaggi da questo metodo, ma si può applicare con successo anche per snellire e semplificare i processi di produzione di prodotti e servizi.
Uno degli ambiti che trae maggior beneficio dal Design Thinking è sicuramente quello delle startup.
Quali sono le fasi da seguire nel Design Thinking?
L’approccio aziendale al Design Thinking varia in base all’obiettivo che si vuole raggiungere.
Ogni linea metodologica parte da uno schema di base, composto da 5 fasi strettamente legate e interconnesse tra loro.
La prima fase è quella dell’empatia. Immedesimarsi in una persona, che affronta un problema è la chiave del Design Thinking. Mettersi nelle condizioni di capire attraverso interviste o addirittura vivere una certa esperienza, permette all’azienda di individuare chiaramente il focus.
La seconda fase consiste nella definizione del problema. Mettendo per iscritto la questione, è più facile definire i soggetti che ne sono coinvolti, la sfida da affrontare, le decisioni da prendere, i punti deboli e l’obiettivo finale da raggiungere.
Con la terza fase si scatena la creatività. A questo punto, è necessario tirare fuori le idee, avendo ben chiaro il problema e il contesto. La concentrazione sul focus è fondamentale per non andare fuori tema o allontanarsi troppo dall’obiettivo.
Il quarto punto prevede la creazione in tempi rapidi di un prototipo. Si parte dall’ideazione di un modello il più possibile semplice. Questa fase deve essere veloce per evitare di togliere tempo al test.
Non è raro che durante la creazione di un prototipo scaturiscano nuove idee. Bisogna quindi stabilire delle priorità e decidere velocemente cosa portare avanti.
La quinta fase invece è quella di test del prototipo da sottoporre agli utenti finali. Si procede con l’individuazione di punti forti e punti deboli del progetto da tenere in considerazione.
Le fasi successive consistono nella reiterazione del processo. Si possono apportare lievi modifiche direttamente nelle fasi intermedie. Ad esempio dalla quinta fase è possibile tornare a modificare il prototipo, oppure scorgere dei lati sottovalutati e ridefinire l’idea iniziale. Non è raro però che si renda indispensabile ripensare completamente il progetto ripartendo dalla fase dell’empatia.
L’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano ha identificato 4 diverse linee metodologiche, in base all’obiettivo che l’azienda si prefigge di raggiungere:
- Creative Problem Solving: è l’approccio usato dalle imprese per giungere all’innovazione, partendo dai bisogni dell’utente. Dopo aver studiato tutte le possibili soluzioni, si sceglie quella migliore. Si eseguono dei test e, se risulta non ottimale, si reitera il processo, anche più volte.
- Sprint Execution: in genere viene usato per il lancio di un nuovo prodotto o servizio. Questo processo rapidissimo parte dalle esigenze dell’utente finale per trovare delle soluzioni, scegliere e realizzare un prototipo e testarlo proprio con l’aiuto dell’utente.
- Creative Confidence: questa metodologia viene utilizzata spesso all’interno delle aziende per risolvere problemi organizzativi o diventare più aperti al cambiamento. Parte tutto dall’empatia verso i propri dipendenti e collaboratori, con il fine di creare propensione all’innovazione nell’ambiente lavorativo.
- Innovation of Meaning: è il metodo migliore per creare una visione Non si tratta quindi di cercare una soluzione, ma dare valore all’organizzazione e di conseguenza anche all’utilizzatore del prodotto o servizio.
Perché il Design Thinking è particolarmente adatto alle startup?
L’ambiente di lavoro delle startup nasce estremamente flessibile e di sua natura portato per l’innovazione.
È questo il contesto migliore per mettere in atto il Design Thinking. Le startup hanno bisogno di processi veloci e snelli per giungere al miglior risultato senza sprecare risorse.
Con il Design Thinking è possibile. Lo dimostra anche il report dell’Osservatorio Design Thinking for Business, che ha esaminato la distribuzione delle 4 linee metodologiche su un campione di startup.
La maggior parte, infatti, utilizza l’approccio Smart Execution proprio per il bisogno di velocizzare i processi e giungere sul mercato con il miglior prodotto possibile.
Risulta in aumento il filone dell’Innovation of Meaning, anche grazie all’impiego dell’Intelligenza Artificiale per esaminare il comportamento degli utenti e comprenderne le necessità.
Gli Stati Uniti sono il Paese che più investe nel Design Thinking, sostenendo le proprie startup, che operano in questo ambito.
Ci sono timidi tentativi di sviluppo in questo senso anche in altri Paesi, ma a livello internazionale il panorama non sembra essere ancora pronto.
Il potenziale ancora inespresso di questo tipo di metodologia, invece, dovrebbe spronare l’ecosistema che ruota intorno alle startup ad incentivarne l’utilizzo, anche in Italia, dove gli esempi che hanno adottato questa filosofia sono esigui.
Vuoi ricevere una consulenza gratuita su questa o altre metodologie più adatte alla tua startup?
429 Commenti