Chiunque pensi che l’Equity Crowdfunding sia un modo facile per raccogliere soldi sta perdendo tempo.
La raccolta fondi online è una via tanto interessante quanto non scontata.
Nell’articolo di oggi abbiamo intervistato Michele Franzese, esperto di crowdfunding e comunicazione, imprenditore, fondatore di Scai Comunicazione e organizzatore di eventi, tra cui il noto Heroes, meet in Maratea.
Continua a leggere l’articolo per scoprire i consigli di Michele Franzese su come affrontare una campagna di Equity Crowdfunding.
Quali sono i primi passi che una startup deve affrontare per strutturare una campagna di Equity Crowdfunding?
Il primo passo che una startup deve affrontare per strutturare una campagna di Equity Crowdfunding è l’autoanalisi, prima da sola, successivamente è meglio affidarsi ad un esperto.
Questa analisi deve essere finalizzata a comprendere se la startup ha abbastanza traction per poter avviare la campagna ed essere, quindi, appetibile per gli investitori.
Successivamente, deve redigere un business plan che abbia un orizzonte temporale di almeno tre anni per capire le cose già fatte e prevedere l’evoluzione della startup nel futuro.
La startup deve autovalutarsi affinché la quota premoney sia credibile agli occhi degli investitori.
Inoltre, la startup deve animare tutta la sua community, radunare i suoi family&friends affinché già prima della campagna capisca in quanti sono disposti a investire.
Questo vuol dire arrivare alla campagna con un pre commitment, ovvero la manifestazione di interesse ad investire; in questa maniera si avrà sia più credibilità agli occhi della piattaforma che ospiterà la campagna, sia maggiore probabilità che la campagna possa andare a buon fine.
Un ultimo consiglio è quello di allineare tutte le properties digitali, ovvero mettere a sistema tutti i canali di comunicazione dell’azienda in modo che siano coordinati tra di loro.
Questo consente di far emergere un’immagine forte della startup e del brand, che è utile a veicolare tutti i messaggi relativi alla campagna e rivolti ai potenziali investitori.
Quali canali di comunicazione scegliere?
La campagna di Equity Crowdfunding è un’operazione complessa che deve prevedere il coinvolgimento di tutte le linee di comunicazione in possesso dell’azienda ed eventualmente, se non sufficienti, aprirne delle nuove.
Ci sono diverse linee di comunicazione: quelle che l’azienda usa quotidianamente per parlare con i propri clienti, stakeholder, con la propria community, con i propri soci, come i canali digitali, sito web, canali personali dei founder, ma ci sono tanti altri canali che possono essere attivati ad hoc per la campagna.
A esempio, un blog per fare una sorta di diario della campagna stessa, quindi per pubblicare contenuti di valore a tema, ma anche per condividere l’andamento.
Bisogna anche attivare i media, cercare di apparire il più possibile su testate rivolte ad investitori o testate rivolte ad allargare il giro delle persone interessate a partecipare alla campagna.
Infine, la startup deve attivare un piano di data base marketing, quindi, utilizzare i contatti che l’azienda possiede per comunicare la campagna.
Come attivare le pubbliche relazioni in una campagna di Equity Crowdfunding?
Per l’attività di comunicazione tramite i media è giusto iniziare avvalendosi di un ufficio stampa in quanto è un’attività molto complessa e richiede relazioni dirette.
Come si procede?
Sì devono costruire delle notizie attorno alla propria campagna e per questo è molto importante capire cosa è notiziabile e cosa no.
Alcuni mesi prima del lancio è necessario tessere relazioni di valore, monitorare le varie rubriche online a tema per fare notizia quando la campagna dovrà cominciare.
Le pubbliche relazioni possono essere attivate anche tramite associazioni di categoria, associazioni del proprio settore, che possono contribuire ad allargare il giro di attenzione nei confronti della campagna.
Quale piattaforma utilizzare?
La scelta della piattaforma dipende da alcuni fattori principali.
Ogni piattaforma ha una sua specificità, anche se non la si nota subito, alcune piattaforme sono adatte più per startup early stage, altre si rivolgono a startup più mature, altre ancora a PMI.
Ci sono piattaforme che invece hanno un approccio più Crowd, quindi molti più investitori iscritti, alte che hanno meno investitori, ma che mettono più valore e quote più elevate.
Bisogna anche valutare le specializzazioni della piattaforma, ad esempio 200Crowd si differenzia per aver promosso tanti progetti nel settore del fintech, BackToWork24 ha fatto tante campagne legate ad aziende più mature, Mamacrowd predilige i servizi digitali, Crowdfundme invece si distingue per aver promosso campagne su PMI di servizi.
In linea generale non si può dire che ci sia una piattaforma migliore dell’altra, dipende dal tipo di azienda!
Come distribuire le quote all’interno della piattaforma?
Prima c’era la tendenza a fare due tipi di quote: una solo con diritti patrimoniali, l’altra con accesso a partecipazione all’assemblea.
La partecipazione all’assemblea complica la situazione, perché più soci partecipano all’assemblea più si mette in discussione la governance aziendale, d’altra parte però, questi soci sono più consapevoli e coinvolti nei processi aziendali.
Il mio consiglio è non alzare troppo il livello di investimento per chi deve partecipare in assemblea, anzi tenerlo ad un livello tra i 5 e i 10.000 euro.
Questo perchè se si sceglie la strada dell’ Equity Crowdfunding l’obiettivo per la startup non deve essere quello di tenersi stretta la società, cercando di imbrigliare gli investitori, ma quello di avere una valutazione congrua, con un vantaggio evidente per gli investitori stessi e tenerli attivamente dentro la propria società.
Se non si ha questa voglia, meglio non fare l’Equity Crowdfunding.
Come pensi che sia cambiata la situazione con l’attuale pandemia?
Ci sono segnali abbastanza contrastanti, da un lato c’è chi sostiene che gli investimenti siano aumentati, e infatti sembrerebbe così, ma i dati ufficiali verranno lanciati il prossimo anno.
Posso dire con certezza che l’Equity Crowdfunding non sì è fermato, ne hanno addirittura beneficiato quei prodotti o servizi che andavano incontro alle esigenze della pandemia, mentre sono stati svantaggiati i prodotti o servizi che sono stati più colpiti dalla stessa.
Il mio consiglio in questo caso è di provare ad utilizzare questo strumento di finanza alternativa anche se la startup si occupa prodotti o servizi messi in difficoltà in questo periodo, magari migliorando il prodotto o cercando di essere più convincenti.
Questo perché solitamente si investe meglio e di più in un momento di crisi.
Hai qualche altro consiglio per una startup che vuole entrare in una campagna di Equity Crowdfunding?
Il mio consiglio è quello di capire che la campagna di Equity Crowdfunding ha due grandi protagonisti: il team e il suo fondatore.
Se questi hanno un approccio forte dal punto di vista comunicativo la campagna ha maggiori chances di essere profittevole e andare a buon fine, perché le persone non investono sulle società, quando parliamo di startup, molte volte non investono neanche sull’idea, ma investono sulle persone in grado di portare avanti quell’idea.
Quindi è necessario, per alcuni mesi precedenti la campagna, dedicare molto tempo a parlare con i vari investitori, convincerli, raccontare il proprio punto di vista e, ovviamente, far capire quali sono le linee strategiche con le quali si pensa di portare avanti la mission aziendale.
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